Si è detto che per congiungere pezzi di legno si possono usare colla, chiodi (solo in pochi casi) e viti; ma, per un lavoro più accurato, fatto a regola d'arte, i migliori sistemi di giunzione sono senza dubbio gli incastri.

Ne esistono parecchi tipi: ecco riportati i più comuni e diffusi utilizzati quando si vuole costruire un'anta, una porta, uno scaffale, un mobiletto, uno sgabello e così via.

 

 

  1. Incastro semplice di testa (o d'angolo). È il più facile da eseguire e si usa per unire due listelli a novanta gradi. Occorrono, per realizzarlo, un seghetto corto a dorso rinforzato e a denti piccoli oppure una sega a lama tesa e telaio in legno, una squadra, uno scalpello ed eventualmente un trapano. Prima di tutto si eseguono, con una matita, le tracce sui listelli, poi si inizia a tagliare con il seghetto o la sega. Perchè il lavoro risulti preciso, è bene fissare il listello in una morsa. Si rifiniscono poi i tagli con uno scalpello e, successivamente, con carta vetrata a grana grossa. Si sovrappongono quindi i listelli tagliati, si cospargono di colla le due parti da attaccare e si serrano in un morsetto. La giunzione va rinforzata inserendo due viti da legno a testa svasata, lunghe poco meno dello spessore del listello. Per introdurre le viti bisogna praticare un foro d'invito prima che la colla abbia fatto presa. Per ottenere una giunzione altrettanto resistente, si possono fissare i listelli con due spine tonde, (biette), ricavate da tondini di legno duro (si trova in commercio nei diametri di 6-8 millimetri). Per inserire le spine bisogna praticare, nei due listelli congiunti, dei fori di diametro leggermente inferiore di qualche decimo di millimetro a quello del tondino, in modo che le spine penetrino, forzandole, con l'aiuto di un mazzuolo o di un martelletto.
  2. Incastro a tacca. Piuttosto comune, serve sempre per congiungere listelli. Ecco come si realizza: con una matita si traccia su uno dei listelli il disegno della tacca, che deve avere le stesse dimensioni del listello da inserire. Poi si segnano quattro o cinque linee, parallele alle prime, e a distanza regolare. Lungo tali linee si praticano una serie di tagli con la sega e si lavora di scalpello, tenendo quest'ultimo leggermente obliquo e cominciando a lavorare lungo la linea di destra. Lo scalpello deve penetrare fino a un paio di millimetri sopra la linea inferiore della tacca. Dopo aver asportato tutta la sezione di legno compresa tra le linee esterne tracciate all'inizio, si lavora di raspa per raggiungere la larghezza e profondità stabilite. Nella tacca praticata si fa quindi penetrare il secondo listello, perfettamente combaciante. È importante che tra i due elementi dell'incastro l'intercapedine sia il più ridotta possibile, altrimenti l'incastro risulta debole. A tale scopo, i due pezzi da far combaciare devono essere all'inizio non accoppiabili: si rendono tali solo successivamente, lavorando di raspa e carta vetrata, con molta cura. Solo così si può essere certi di ottenere un incastro perfetto e di grande resistenza.
  3. Incastro a mortasa-tenone (femmina e maschio). Si usa sia per unire due listelli a 90 gradi, sia per realizzare una unione a T. La sedia da cucina, ad esempio, ha le mortase nei due elementi verticali che fanno da gambe posteriori (e reggono lo schienale) e nelle due gambe anteriori, mentre i quattro listelli che formano il sedile portano alle estremità un tenone.
    La mortasa non è altro che una cavità (in genere a fondo cieco) che si ottiene con due lavorazioni. Per prima cosa si tracciano le linee di larghezza e profondità, poi si pratica una serie di fori con il trapano (girabecchino o elettrico) provvisto di punta da legno di diametro quasi uguale a quello della mortasa. Una volta eseguiti i fori si ottiene una mortasa con i bordi interni muniti di una serie di cuspidi che devono essere eliminati con scalpello e mazzuolo: le pareti della mortasa vanno poi rifinite con la raspa. Conviene fare prima la mortasa del tenone perchè, se lo spessore della cavità risulta leggermente più grande del previsto, è più facile adattarvi il tenone, realizzandolo un poco più spesso, in modo da farlo combaciare perfettamente. Il tenone (ovvero il maschio) si ottiene segnando sul pezzo da incastrare le linee corrispondenti alla profondità e alla larghezza della mortasa; poi con la sega si praticano su due lati i tagli necessari a ridurre lo spessore del tenone a quello della mortasa e successivamente, sempre con la sega si asportano i blocchetti laterali, così da creare una striscia di legno perfettamente corrispondente alla mortasa. Questa porzione di legno va poi rifinita con la raspa. Si applica la colla sulle due parti dell'incastro e si fanno combaciare introducendo il tenone che, come tutti gli incastri, deve penetrare con una leggera forzatura e l'aiuto di un mazzuolo. Per rendere ancora più solido l'incastro si può bloccarlo con delle spine tonde, come spiegato per l'incastro ad angolo. Una giunzione a mortasa-tenone può sopportare anche pesi rilevanti.

Tra i molti altri incastri si ricorda anche quello a coda di rondine, usato in genere nell'industria, ma soprattutto nell'artigianato d'epoca; contrariamente a quanto si possa pensare è uno dei più complessi e per realizzarlo occorre una attrezzatura specifica e piuttosto varia.